Benvenuti nel mio blog e nel mio spazio creativo dove s’incontrano tela, carta, ceramica e tante altre tecniche, tutte piccole e grandi passioni che ho sempre amato condividere e di cui vi parlerò.
Ognuno di noi ha il proprio universo creativo che si è costruito strada facendo intrecciando studi, vissuto, emozioni, desideri e passioni.
Sulla mia strada ho avuto la fortuna di trovare uno spazio privilegiato dove mi sono potuta misurare con alcune fra le più belle tecniche dell’artigianato: il laboratorio di ceramica artistica del maestro trevigiano Umberto Visentin.
Qui ho iniziato a percorrere la nobile via del “ti devi fare tutto da sola”.
Il mio primo approccio alla decorazione della ceramica è stato IL PENNINO, con il quale ho espresso tutta la mia nostalgia per i decori in bianco e blu tipici del Nord Europa. Paesaggi tratti da vecchie cartoline, soggetti romantici, temi simbolisti per gareggiare con il maestro…Scopro allora la mia attrazione per la rappresentazione della figura. Oggi uso di più il bianco e nero con oro.
Eleganti e raffinati, I MARMI sono stati la mia grande passione. Questa tecnica è stata per lunghi anni il fiore all’occhiello del laboratorio. Il decoro s’ispira ai mosaici della Ca’ d’Oro e alle pavimentazioni medievali delle chiese della laguna veneta come la Basilica di San Marco. I colori sono preziosi e antichi come i marmi usati all’epoca (li troverete descritti su Google). Le rifiniture sono in oro.
Il mio primo piattone a marmo (diam. 40) deriva da questa influenza, ma modifico i colori: conservo il pigmento blu usato per il pennino.
Si scatena allora una ricerca insaziabile di colori e forme che mi porta a studiare un decoro geometrico più complesso detto “l’universo stellato dell’arabesco poligonale”: lo zillij o zellij marocchino.
Mi esalto e creo i miei decori che intitolo ‘la ricerca del sole’ su piatti di dimensioni quasi esagerate (diam 80 cm).
I marmi richiedono allenamento e perseveranza. La risposta del fuoco non è sempre generosa ma è quella la magia: lavorare e consegnarsi al verdetto implacabile del forno.
Perché ho parlato di marmi?
Una volta acquisita, questa tecnica permette un numero infinito di “divertissement”. Vi inserisco qualche esempio: i piatti di accoglienza (comunemente chiamati sottopiatti), i salvadanai a forma di gufo o di tartaruga, le lampade di ogni forma.
E’ la tecnica del marmo che ho usato per i miei visi di donna su ceramica, trascinando di più il colore per ottenere una pelle senza grinze e un foulard definito con una sola cottura.
La bellezza di essere novizi è che viaggi senza pregiudizi, mescoli il non mescolabile, sovrapponi il non sovrapponibile.
Grazie della vostra visita e a presto.